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Fecondazione eterologa sì, ma a caro prezzo

Una coppia di pratesi in lista per l’inseminazione all’ospedale di Careggi si lamenta per il costo: “Le donne sotto i 43 anni pagano 500 euro, a noi tocca tirarne fuori 4.000”

PRATO. All’ospedale di Careggi sono la coppia numero 48. Lui ha 53 anni, lei 52, vengono entrambi da Prato e sono in lista d’attesa per intraprendere il percorso della fecondazione eterologa. Non sanno se il loro sogno si avvererà, ma se il tentativo – forse l’ultimo – andrà a buon fine, dipenderà dalle proprie tasche. Marco e Maura hanno deciso di provarci anche se questo vorrà dire spendere quattromila euro per sottoporsi ai trattamenti di procreazione assistita. Secondo quanto stabilito dalla Regione Toscana le donne di età inferiore ai 43 anni hanno diritto ad accedere ai trattamenti pagando un ticket di 500 euro, mentre tutte le altre dovranno pagare la tariffa piena (3993 euro).

«Mi sembra una grave discriminazione tra persone aventi diritto», dice arrabbiato lui. «Se la fecondazione eterologa è un diritto – insiste l’uomo – perché dopo i 43 anni si può accedervi solo pagando una certa cifra? Niente da eccepire invece sulla struttura e sul personale, sia i medici che gli infermieri si sono dimostrati molto competenti e vicini al paziente». All’eterologa la coppia è arrivata dopo sei aborti spontanei determinati dalla qualità degli ovociti e un tentativo di fecondazione, qualche anno fa, in una clinica di Barcellona, il cui esito purtroppo non ha avuto successo. «In Italia si può ricorrere all’eterologa solo da un anno e mezzo, per cui l’unico modo per provarci era andare all’estero – racconta – soltanto per le spese sanitarie abbiamo dovuto pagare 6mila euro, a cui vanno aggiunti i costi di permanenza. Purtroppo però l’impianto non riuscì: tre embrioni non attecchirono e decidemmo di congelare gli altri tre senza però procedere con un ulteriore trattamento».

La possibilità di riprovarci a due passi da casa era troppo allettante per lasciarsela scappare. «Siamo tra i primi della lista d’attesa, la coppia numero 48 – continua – ma quando abbiamo iniziato l’iter non sapevamo di dover pagare questa cifra. La Regione Toscana ha deliberato sul pagamento dopo che avevamo già fatto un paio di colloqui e diversi esami. Al terzo incontro avuto per dare l’autorizzazione all’acquisizione di ovociti dall’estero, è arrivata la sorpresa: per andare avanti ci sarà da pagare». Dopo averci riflettuto, hanno deciso di andare avanti e a settembre faranno il tentativo di impianto. Non senza pensieri e non solo quelli legati all’esito finale. In questi mesi la coppia sarà messa alla prova anche sul fronte economico. «Sono entrato in mobilità nel 2011, ma non ne ho mai usufruito perché ho sempre trovato da lavorare come perito con contratti a termine – prosegue Marco – L’ultimo è scaduto a fine giugno e da allora non ho trovato nient’altro. La stabilità economica deriva per il momento solo dal lavoro della mia

compagna, che fortunatamente è stata assunta a tempo indeterminato come collaboratrice scolastica». Marco si è rivolto a diverse associazioni che si occupano di difesa e tutela dei diritti dei cittadini per denunciare la disparità di trattamento tra coppie sulla base dell’età

di Barbara Burzi
fonte: Il Tirreno| ed.Prato

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